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Mirazur cumple 10 años
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Il Karma del Pollo
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Poulet fermiére de La Bresse aux écrevisses en fricassée |
gdf
... il generico agire volto ad un fine, inteso come attivazione del principio causa effetto, quella legge secondo la quale questo agire coinvolge gli esseri senzienti nella funzione delle conseguenze morali che ne derivano ...
Si, si, come no, ma la realtà palpabile è ben altra, perché del karma del pollo non gliene frega niente quasi a nessuno, figuriamoci ai cuochi, per i quali la causa effetto è rappresentata dalla trasformazione della struttura molecolare del bipede pennuto mediante cottura.
" La cottura non prolungata dei cibi proteici è una predigestione che facilita il lavoro dello stomaco e i tempi di assorbimento."
Almeno questo, almeno il pollo non riescono a darcelo da mangiare crudo con la medesima disinvoltura di ogni altro animale. Un crudo di pollo non si è ancora visto, o per lo meno dai tempi del paleolitico inferiore, quando l'homo erectus (antenato di Rocco Siffredi), scoprì il fuoco e tramite esso poteva finalmente trasformare la consistenza e il sapore delle carni, ed in genere dei cibi, rendendoli decisamente più digeribili, eliminando i rischi di virus e batteri, ed infine trasformandone definitivamente le sostanze tossiche eventualmente presenti, rese a quel punto inoffensive. Il crudismo è sempre stato uno sport estremo.
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Eleganti confezioni per il pregiatissimo cappone de La Bresse |
Poi arrivò Escoffier, e più in là Bergese, ed infine Georges Blanc, e per il karma del pollo non ci fu più pace, anche se ne uscì nobilitato dalle molte attenzioni ricevute quel presuntuoso pennuto proveniente da La Bresse, ça va sans dire, orgoglioso, come ogni varietà di bipede pennuto o non pennuto cresciuto nella terra dei Galli.
Il piatto su in alto, come spesso accade nelle citazioni e del solito Ducasse, mentre i successivi sono di Cannavino, che oltre del karma si è occupato di tutti i chakra del pollo.
From polleria Maragliano - Genova
Un giro per il Rodano in bianco ... viognier, roussanne, marsanne ... i vitigni d'elezione quando si tratta di abbinare le carni del pollame de La Bresse. Bottiglie molto diverse, anche tra di loro. Da destra, il viognier roussanne 2008 di Hervé Souhaut, poi il mitico roussanne VV 2008 di Beaucastel, il St.Joseph 2008 di Montez, il Condrieu Coteau du Vernon 2011 di G.Vernay ... insomma una panoramica profumata di pesca bianca, albicocca, mandorla amara ... glicine e violetta.
Aperitivone by Uberti con il suo mix di cinque annate, in magnum sboccato quattro anni, e quindi diventato un vinone da pollo allo spiedo. In mezzo il sommo Corton Charlemagne Bonneau du Martray 2005 in magnum, che farà impallidire quello di Pacalet 2009.
Zona aperitivi, con gli stecchi di testa di pesci in cassetta in evidenza
Fuori onda, il bellissimo cappon magro in uscita dalla cucina
La compressione di terra: ormai signature dish de La Voglia Matta di Genova Voltri
La giardiniera di verdure con petto di pollo e gamberi marinati al balsamico ...
Prendiamo nota
Il kebab di poularde de Bresse. Molto meglio dell'originale, e provocatorio nella presentazione molto street food. Se se ne accorgono nel bar di fronte glielo copiano.
Questo invece sarebbe dura replicarlo. Qui ci sono frattaglie e ammenicoli vari prelevati da quattro poularde, messi in condizione di diventare un originale - e riuscitissimo- ripieno per dei ravioli liguri -quindi dalla pasta povera- ma ricchissimi di sapore. Tartufino bianco a sottolineare ancora la nobità delle frattaglie di volatile. Chapeau bas.
E' proprio un provocatore nato, e un po' mi ci riconosco in questa mascalzonata.
Brodo di zampe di pollo con limone e zenzero ...
Il cetriolo secondo Cannavino. Anche questo ormai intoccabile.
La versione " Poularde à la créme" secondo Georges Blanc.
Un bravo cuoco lo identifichi anche quando esegue una ricetta "cult" di altri
Molto buona, sia per materia prima che per la concentrazione e cremosità della salsa
La versione, ancora più antica, che mi sono permesso di proporre a Davide.
Disossata e farcita sotto pelle di tartufo nero
Ecco la ricetta
POULARDE DE BRESSE TARTUFATA : x 4 persone
Procedimento:
Tartufare il pollo.
Procedimento:
Tartufare il pollo.
Tagliate le fette di tartufo nero pregiato. Staccare delicatamente la pelle del pollo facendo scorrere delicatamente le dita tra la carne e la pelle.
Mettere due fette di tartufo su ogni filetto e due su ogni coscia.
Preparare un ripieno e inserirlo nel pollo.
Saltare i suoi fegatini 30 sec nel burro caldo, poi tritarli mescolando con del tartufo nero tritato, mollica di pane ammollata, uovo, Armagnac sfumato. Aggiungere sale e pepe. Inserire il ripieno all'interno del pollo. Cucire l'apertura. Avvolgere il pollo in una garza. Legare entrambe le estremità. Far riposare in frigo x circa 3 ore in modo che il profumo dei sapori del tartufo penetri nella carne.
Preparare un brodo.
Mettere rigaglie di pollo in una pentola
con la cipolla, carote e sedano puliti, vino bianco, 3 litri di acqua salata,
10 grani di pepe e bouquet garni. Bollire coperto per 40 minuti.
Cuocete il pollo nel brodo.
Immergere il pollo avvolto in mussola nel brodo: deve essere interamente coperto. Con la ripresa del bollore, schiumare rimuovendo la formazione di schiuma sulla superficie. Coprire. Portare a cottura: circa 1 ora e30. A cottura ultimata, scolare il pollo, sbarazzarsi della mussola (torcione ...) e mettere da parte per tenere in caldo. Prendere 50 cl brodo e filtrarlo.
Preparare la salsa.
Sciogliere il burro in una casseruola. Mescolare la farina, poi diluirlo con 50 cl brodo, mescolando fino a quando sarà addensato... una decina di 10 min. Mescolare la panna e tuorlo d'uovo. Versare nella salsa sbattere energicamente e togliere dal fuoco. Regolare il condimento e aggiungere del succo di limone. Introdurre la salsa.
Ingredienti.
Per il pollo
1 Bresse 2kg di pollo con il fegato e interiora1 tartufo spazzolato1 piccola scatola di tartufi sbriciolati150 g di farciaFegatini di pollo 100g2 fette di pane bianco1 uovo3 cl armagnac30 g di burrosale e pepe Per la cottura in brodo2 carote1 cipolla 2 spicchi d'aglio2 gambi di sedano20 cl di vino bianco secco1 bouquet garni sale grosso , pepe.
Per la salsa vedi sopra... Servizio: si trancia il pollo al tavolo, al gueridon, e lo si copre della sua salsa molto calda.
P.s. la stessa preparazione si può cuocere anche in forno, ovviamente senza avvolgere il pollo nel torcione, ma pennellandolo di olio aromatizzato all'aglio e cumino
Risultato ottimo, foto pessima, e abbinamento di un certo peso specifico
Vecchio amico ...
... che si trova bene anche con la speziatura decisa di questo lingotto di cioccolato
La Rossa è ripassata ... ti tengono e ti teniamo d'occhio
gdf
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Coiffeur d'antan
gdf
A Roma va bene così quasi per totti, mentre ieri su questo blog abbastanza ligusticizzato si parlava di poularde's provenienti dalla terra dei galli. Oggi invece no, ne sono rimaste solo le creste. Ma pensano veramente di essere originali i tanti calciatori con spoiler personalizzato? Ragazzi con le scarpette rosso fuxia Nike Mercurial Vapor X avete comunque da imparare dal cuoco con le Birkenstock, e non avete ancora visto un cz senz'aver conosciuto il coiffeur di Valerie Dore, che, vabbè, se l'è cavata con una salva di petardi e qualche fischio, ma agli altri due che la suonavano è andata ben peggio, messi nelle mani del medesimo coiffeur; chissà che cosa gli disse il cervello in quel 15 marzo del 1984.
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LEI NON SA CHI SONO IO !
"BIELLA - L'Istat non dà scampo: i biellesi sono tra i più permalosi e litigiosi d'Italia. Il primato nella speciale classifica ce lo contendiamo con Verbania. Nel 2014 infatti il capoluogo Biellese è al primo posto nella graduatoria in fatto di denunce per ingiurie (199 ogni 100 mila abitanti). Il dato è poi confermato pure nell’arco di tempo 2010-2014."
Ma pure nel 2015 ... a volte mi difendo dichiarando il segno zodiacale: Leone, ma adesso so che anche le condizioni ambientali contano ...
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Malandrini
"Albenga - Ci sono – anzi, c’erano - il Don Perignon rosé vintage da 424 euro e il Cristal da 217; per non parlare dei Veuve Clicquot, del Jean Comyn e dei Ca’ del Bosco, e di tutte le altre “bollicine” da un costo minimo di 50 fino ai 500 euro con cui i ladri potranno festeggiare il furto messo a segno lunedì notte alla bottiglieria “Malandrone” di viale Pontelungo, ad Albenga. Un colpo da veri intenditori con cui i banditi-sommelier hanno dimostrato buon gusto e alta professionalità, riuscendo a forzare la serranda e la porta che dà sul retro del negozio senza svegliare tutto il vicinato, e assicurandosi un bottino ancora da quantificare, ma che certamente varrà qualche migliaio di euro. «Si sono concentrati soprattutto sugli champagne, senza disdegnare qualche bottiglia di ottimo rhum – dice il titolare, Salvatore Salsano – E’ gente che sapeva bene come muoversi e su cosa puntare: tutte bottiglie di alto valore». I ladri hanno fatto in tempo anche a smontare l’impianto di videosorveglianza e a portarselo via. I carabinieri hanno ritrovato giusto un paio di guanti ma, a quanto pare, nessuna impronta digitale.
«Avevo speso circa 600 euro per installare le telecamere interne – continua Salsano – Ora, con alcuni vicini, stiamo pensando di comprarne altre per vigilare su via Papa Giovanni XXIII, dove si trova il retrobottega, da cui sono entrati: a guardare la serratura della saracinesca è come se l’abbiano lucidata; poi si vedono segni del flessibile e in qualche modo sono riusciti ad alzarla e a forzare il portoncino. Non so ancora quantificare quanto mi abbiano portato via, ma il bottino è di grande valore». Appena sei mesi fa, i ladri avevano colpito nel magazzino della bottiglieria, che si trova in piazza Nenni, portandosi via circa 13.000 euro in champagne. «Era domenica, intorno all’una del pomeriggio: molti residenti avevano visto il furgone con dei tizi che caricavano cartoni, ma non avevano certo pensato a un furto. Sono anche spudorati»."
Da : Il Secolo XIX Savona
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Sono d'accordo
Bere birra analcolica è come ascoltare per radio un film porno.
Un video di Donna Summer mi potrebbe smentire, non vivendo di certezze
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LA RISPOSTA AL SERVIZIO
Marco 50&50
“Bere birra analcolica è come ascoltare per radio un film porno.
Un video di Donna Summer mi potrebbe smentire, non vivendo di certezze”
Devo confessarti una cosa, raramente, ma mi capita, prendo una tonica, un “gin tonic analcolico?”, tanto che potresti chiamarmi Marco zerocento, nessuna certezza, nemmeno nel nome.
Rispondo con un lungo linea, lungo la linea immaginaria che collega ogni cosa, a volte sono più che sufficienti le parole, basta un nome, Donna Summer, c’è già tutto, come vedi…,per tenere acceso quel fil rouge di rosso fuoco, come un rossetto anni cinquanta.
Controllo la casella della posta, come quella elettronica è piena di c@zzate, stavolta però nella rete rimane un pesce di nome Wanda che vale la calata notturna, so di aver pescato il Jolly, me ne accorgo quando leggo destinatario e mittente scritti a mano, in bella grafia, è una lettera, vera, con tanto di francobollo, ma la casella della posta non è la mia e la lettera non è indirizzata a me.
La apro, non posso fare altro, inizio a leggere e “sento” la lucida disperazione delle sue parole, “sento” il grido di dolore dei suoi squilli che non trovano risposta nella casa ormai svuotata di ogni energia, lei si rivolge a lui ma so che “sente” che è inutile, infatti ad un certo punto gli dice, “chiedo a tuo figlio di chiamarmi” e lascia diligentemente fisso e cellulare prima dei saluti struggenti.
…e adesso che c@zzo faccio, ancora una volta non posso far altro, la chiamo, risponde ai primi squilli e dalle prime parole capisce, le sue domande e le mie risposte sono ridotte al minimo, soffre, davanti a me, dignitosamente, sento l’imbarazzo e lo sconforto ma anche l’inc@zzatura per averlo perso prima di averlo ritrovato.
Poi, Wanda mi ringrazia e mi saluta con un regalo ormai inaspettato, sai, mi dice, è stato il mio primo amore, avevo quindic’anni
Sanremo 2016 – Enrico Ruggeri – Il primo amore non si scorda mai
M 50&50
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casa e bottega
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Chi l'ha scritto?
"Dall'elementare e cruda pratica sessuale alla più delicata educazione sentimentale, è difficile trovare metafora calzante come quella del piacere d'amore per raccontare il rapporto che potete avere con vino.
Lo si comincia a capire quando vi lasciate la vetrina alle spalle. Rumori, luci, parole e affabulazioni non ci sono più. Adesso siete soli, a tu per tu con il vostro vino.
La scelta è fatta, l'aspetto estetico dell'oggetto che avete tra le mani è meno rilevante. Il fascino è tutto liquido, è quella la sua personalità. Volete conoscerla, capirla, se possibile esserne sorpresi e deliziati.
L'istinto vi spinge a consumare e dimenticare, ma la seduzione è in agguato. Un vino può stregarvi e divenire relazione stabile, solida e duratura, e il vino della vostra vita rischia anche di manifestarsi sotto forma di piacere estatico, avvolgente, forse meno fisico ma capace di prendervi per sempre o lasciarvi ricordi struggenti.
Insomma, pensate di possedere un vino, in realtà ne siete la vittima potenziale. State per stappare una bottiglia, magari pregustando solo un buon bicchiere, senza sapere che in realtà è appena iniziato il vostro viaggio nel "gusto". Avventura complessa e multi forme che vi porterà a esplorare il sapore, il piacere, l'eleganza, lo stile, la gradevolezza, la classe, la potenza o l'amenità e il divertimento di un vino, perché è l'insieme di tutto questo a fare il "gusto". Ed è solo una partita fra voi e il vino, anche se continueranno a pesare alcuni elementi marginali.
Ogni vino ha, per esempio, il suo abito, il suo look, dettagli che ne cambiano colore ed aspetto. Un vetro Bordolese sarà più imponente e presenzialista con quello scarto netto fra il corpo e il collo della bottiglia, mentre una Borgognona o l'Albeisa, che è la sua variante italiana saranno bottiglie maliziosamente più esili grazie al lungo collo esaltato da una minore struttura."
ecc... ecc... come quando si dice che è venuto tempo di raccontare il vino in una maniera diversa, meno tecnica e più emotiva ed umanistica ... era dieci anni fa, forse troppo presto, e quindi ri -editarlo è stata una buona scelta.
Lo si comincia a capire quando vi lasciate la vetrina alle spalle. Rumori, luci, parole e affabulazioni non ci sono più. Adesso siete soli, a tu per tu con il vostro vino.
La scelta è fatta, l'aspetto estetico dell'oggetto che avete tra le mani è meno rilevante. Il fascino è tutto liquido, è quella la sua personalità. Volete conoscerla, capirla, se possibile esserne sorpresi e deliziati.
L'istinto vi spinge a consumare e dimenticare, ma la seduzione è in agguato. Un vino può stregarvi e divenire relazione stabile, solida e duratura, e il vino della vostra vita rischia anche di manifestarsi sotto forma di piacere estatico, avvolgente, forse meno fisico ma capace di prendervi per sempre o lasciarvi ricordi struggenti.
Insomma, pensate di possedere un vino, in realtà ne siete la vittima potenziale. State per stappare una bottiglia, magari pregustando solo un buon bicchiere, senza sapere che in realtà è appena iniziato il vostro viaggio nel "gusto". Avventura complessa e multi forme che vi porterà a esplorare il sapore, il piacere, l'eleganza, lo stile, la gradevolezza, la classe, la potenza o l'amenità e il divertimento di un vino, perché è l'insieme di tutto questo a fare il "gusto". Ed è solo una partita fra voi e il vino, anche se continueranno a pesare alcuni elementi marginali.
Ogni vino ha, per esempio, il suo abito, il suo look, dettagli che ne cambiano colore ed aspetto. Un vetro Bordolese sarà più imponente e presenzialista con quello scarto netto fra il corpo e il collo della bottiglia, mentre una Borgognona o l'Albeisa, che è la sua variante italiana saranno bottiglie maliziosamente più esili grazie al lungo collo esaltato da una minore struttura."
ecc... ecc... come quando si dice che è venuto tempo di raccontare il vino in una maniera diversa, meno tecnica e più emotiva ed umanistica ... era dieci anni fa, forse troppo presto, e quindi ri -editarlo è stata una buona scelta.
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Il corretto uso del pestello
Marco 50 & 50
Il Maestro Gianni Bruzzone ci insegna il corretto uso del pestello
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Se una mela al giorno toglie il medico di torno, un pesto a Mele cosa fa…
Mi sembri giù, avresti bisogno di un pesto al sole…
Ce lo giochiamo domenica ventotto sulla ruota panoramica di Genova Mele…
OK, avviso il pestifero
Quando si tratta del pesto di Gianni Bruzzone del Baccicin du Caru servono davvero poche parole per accordarsi, questo è un vero metà strada tra appassionati brianzoli e piemontesi emigrati in Riviera, si parte.
Sono ancora di umore nero ma in via di “schiarimento”, diciamo tendente al grigio come il cielo sopra Masone, l’allarme meteo da rosso diventa arancione, superato il Turchino imbiancato di neve che copre l’azzurro, siamo ad un passo, nel vero senso della parola, dal verde brillante, lo accendiamo, e pesto sia.
Inaspettata, autoctona, beverina
Sotto il Turchino si produce un lardo magnifico, e una testa in cassetta da perderla
Ci sarebbe del cotechino?
Due Cote du Rhone dove il Sirah si dimostra essere il vitigno più cortigiana del pianeta
Polenta "au tuccu"
Il must della casa : maltagliati al pesto fatto al momento
Baccalà al forno
Stoccafisso (ben) accomodato
SuperTortons
Cioccolatoso Pernigotti
Golosità al cucchiaio
Per far tardi
“Una Domenica così non la potrò dimenticar”…in effetti un pranzo che si apre col lardo di cinta senese e si chiude con i cantucci riportandomi indietro col pensiero e con i ricordi non può che mettermi di buon umore.
Se fossimo in un ring dovremmo dire fuori i secondi, ma dopo la bella sequenza di antipasti, con menzione speciale per la testa in cassetta, e l’uno due, u tucco & pesto, passo direttamente all’ananas avvantaggiato di sambuca in versione gdf e mentre Nasone da Meda continua a versare, percepisco un ronzio in sottofondo, sono le donne che ci accompagnano, quando sento la parola canarino tendo distrattamente l’orecchio, “e tu come lo prendi ?”, si chiedono cospirando entrambe, senza indugio rispondono bollente, allora capisco che ho fatto bene ad iscrivermi ad un corso sull’uso del pestello.
Sono emozionato e a disagio mentre aspetto il mio turno, credo di non essere all’altezza, soprattutto al cospetto di un giudice, Gianni Bruzzone, la cui autorevolezza in questo campo è riconosciuta a livello mondiale, come il suo pesto.
Chi mi precede è già dentro da un po’, dovrebbe toccare a me, si apre la porta e con apprensione ancora maggiore realizzo che quello che sta uscendo è Rocco Siffredi, cos’è successo, gli chiedo, temendo già la sua risposta.
“Mi ha bocciato sull’uso del pestello” mi dice in lacrime prima di andarsene.
M 50 & 50
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Wine, Food and Design
Una maniera diversa di osservare il cibo ed il vino e poi comunicarlo. Comunicarlo attraverso le sue forme. Le forme del cibo, del contenuto e del contenitore. Un nuovo sito, un nuovo blog, un nuovo approccio al tema del food e di ciò che gli ruota intorno. Ecco il Mauro Olivieri blog, designer affermato, vincitore del Compasso d'Oro per la progettazione di un nuovo formato di pasta, e di mille altri progetti portati a termine con successo partendo da un concetto avvolgente, da un approccio olistico; appunto quello del progettista - disegnatore olistico. Un numero uno da conoscere meglio.
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Vamos a bailar
Marco 50&50
Ieri ho conosciuto Paola&Chiara.
Le serate iniziano tutte allo stesso modo, ci si sente, ci si mette d’accordo, ci si vede, poi, per fortuna, prendono pieghe diverse, inaspettate e da una cena tra amici arriva energia in abbondanza da tenere in panchina per il momento del bisogno.
Le luci e i colori della Darsena sono dietro l’angolo nel vero senso della parola, il lotf offre spazi talmente ampi e diversificati che potrebbero consentire a chi preferisce la privacy di non incontrare nessuno ma, sarà il profumo del cibo in preparazione, sarà il rumore dei tappi che saltano, tutti si riversano in cucina.
Baci, contatti verbali, calici di bollicine, qualcosa di solido, insomma in attesa del risotto le bocche giocano comunque un ruolo prioritario così apro la mia e chiedo alle sorelle Iezzi, visto che si sono rimesse insieme, se possono farmi un pezzo a cappella di Vamos a bailar, loro mi guardano con aria interrogativa, stupita ed incredula, poi il padrone di casa mi riporta all’ordine e brandendo il mestolo per il risotto mi invita a seguirlo in postazione, loro, divertite, ridono di gusto tra loro, la serata scorre ed avvolge e come un extravergine toscano di nuovo raccolto sopra una fetta di pane senza sale, lascia segni e ricordi.
Paola&Chiara, in realtà, sono due avvocati in gonnella che alternano toga e toga party, completamente a digiuno di diritto penale, indosso simbolicamente i panni di John Belushi in Animal House e, dopo il decimo calice di bollicine, metto qualcosa nello stomaco in attesa di riempirlo con una quota dei mille grammi di risotto a quattro mani pere&gorgonzola.
La “mia” dose ottimale per preparare al meglio un risotto credo sia trecentotrenta grammi per quattro persone, abbiamo comunque, in qualche modo, portato a cottura, bagnandolo regolarmente col brodo, il chilo di carnaroli targato Mortara dopo aver effettuato una tostatura con cipolla fatta precedentemente appassire in olio e burro e sfumato con bollicine italiane.
Qualche minuto prima della mantecatura fuori fuoco col gorgonzola dolce, abbiamo aggiunto al riso un bel paio di pere tagliate a dadini e completato il piatto con una spolverata di pepe nero.
Riuscito il contrasto tra la semi acidità delle pere e la dolcezza piccante dello zola, azzeccata la cottura e la cremosità, avrei dovuto rischiare un’onda più spumeggiante e salina e puntare la mia fiche sul pepe bianco ton sur ton.
Chiara è sorridente, aperta e vicina al senso più profondo del suo nome, credo stia prendendo confidenza con il posto vuoto a fianco del mio amico che con un inaspettato colpo di coda, (lei è davvero notevole) ha ridato senso e completamento ai suoi mille interessi.
All’intrigante Paola, afflitta e perseguitata (controllata ed insidiata a distanza al limite dello stalking, dal nipote di un potente magistrato e collega) che, nonostante l’ansia, sa come muoversi al meglio in questo toga party, circondata ed “interrogata” da un piccolo branco di sconosciuti maschi alfa non più di primo pelo, non un consiglio ma un’indicazione, cara sconosciuta, con la quale ho parlato come se ti avessi ritrovata, stacca ogni collegamento social e non social, togli la spina e togliti la spina dal fianco, cambia numero e vita…ah una cosa, lasciami il numero nuovo, magari ti chiamo e ti chiedo se puoi cantarmi Vamos a bailar
M 50&50
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Pol Roger Champagne Rosé 2002
Sottotitolo: comunicazione ai naviganti.
Non è stato facile reperire questa boccia, era tanto che la rincorrevo e, quando l’ho incrociata, l’ho messa nel carrello del web, ben consapevole dei rischi che correvo.
E’ successo che si è rivelata leggermente ossidata.
Il discorso è sempre il solito: se le bottiglie avessero il conta chilometri…
La mia, quasi sicuramente, ha sofferto di cattiva conservazione (temo drastiche escursioni termiche, innanzitutto), giacchè il tappo era in condizioni ottimali, in linea con un vino che ha trascorso sette anni sui lieviti e ha un dégorgementdi 5 anni, neanche un’enormità.
E’ rosè di assemblaggio, che vede prevalere il Pinot Noir sullo Chardonnay nella misura di 60 a 40, con un 15% di bacca nera, sempre PN, “ferma”, aggiunta prima del tirage.
Il colore parla prima del naso, con nuances aranciate, che hanno modificato la cromia di partenza. Tuttavia il naso si difende e si destreggia tra freschezza e mineralità, tra frutta – dagli agrumi ai frutti di bosco – florealità e toni speziati. Certamente penalizzato dalla piega oxyd, che funge, in parte, da camicia di forza.
In bocca è carnoso, perfino vinoso, con un bel taglio speziato che, unito a discreta vivacità, le provano tutte a isolare la virata ossidativa e consentire l’espressione degli aromi che, per una parte ci sono e, per l’altra, data l’elevata materia sono, fortemente, immaginabili. Chiude sul frutto e sfumature di rabarbaro.
Il senso del post, stavolta lo esprime il sottotitolo: stiamoci vicino e chi ne ha ancora, stappi, mentre chi non ne ha (più) si (ri)metta alla ricerca. Questa è una delle maison della cui qualità non si può dubitare e il 2002, ne sono certo, non è al capolinea, anzi.
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Va così, belli e stesi su un grande divano
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Il Caposcuola di una nuova corrente culinaria
Piselli emancipati alla quarta con scampi
La Cucina Bianca sulla Via del Sale
Qualche cosa di più raffinato di una banale cucina mari & monti
POST CONDIVISO
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Ho smesso di andare in treno
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Sharapova's next sport after doping ?
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Non ci crederai ma ...
Marco 50&50
…ma le mie considerazioni, ancora una volta, non sono altro che l’ennesima risposta al servizio che hai sparato colpendo lo schermo dell’Armadillo con la tua prima palla.
“le mail bisogna leggerle, lo dico sempre”
in fondo hai ragione eccomi:
No grazie, buonasera.
Ormai passo il mio tempo a rispondere al telefono agli sconosciuti che vogliono propormi, con insistenza oltre tutto, qualcosa di imperdibile.
Tra uno squillo e l’altro controllo se nella posta elettronica abbia trovato posto anche qualcosa di almeno lontanamente interessante, poi dicono che sono diventato un orso, per forza, anche non dovesse piacermi il miele resto invischiato in situazioni paradossali, per poter rimanere in contatto con le persone a me care, devo tenere pulito il letto del torrente che dovrebbe garantirmi un flusso di dati a me utili, ma, per farlo, per evitare la piena che non mi consentirebbe di distinguere più nulla, trascorro molto più tempo a eliminare con foga quel che non mi serve di quanto ne passi a rispondere a chi mi scrive sperando in un mio cenno di riscontro.
Così rischio di “bidonare”, succede, quel che meriterebbe più attenzione e nel sacco dei vestiti “smessi” ci finisce la tee shirt dei Baltimora Orioles, si perde il tuo profumo sul cotone consunto, i colori non più nitidi come i ricordi finiscono in un sacco destinato ad altri, va beh, mettiamoci una croce sopra, in questo caso rossa.
“Le mail bisogna leggerle, lo dico sempre”
…è vero, ma dobbiamo anche lavorare, non dico vivere, così cestiniamo come pazzi tutto quel che arriva con un occhio allo schermo, la mente altrove, i pensieri avanti, l’essenziale indietro, triturato dall’elica che non lascia scampo..alla Busara, figuriamoci alla Thermidor…
Groupon, Privalia, le migliori tariffe, Zalando, viaggi da sogno, inviti in discoteca, se prenoti per cena l’ingresso è incluso assieme al vino scadente che martellerà in testa come la musica del DJ, l’unico fuori quota che può condividere luoghi destinati ad altri, perché dopo i quaranta ”sei figo solo se la discoteca è tua”.
Tra le più divertenti, mi basta poco in fondo per sorridere, la proposta di “un prestito che estingue i tuoi prestiti” in teoria si potrebbe andare avanti così all’infinito, procrastinando…
Ma tra i sottocosto camuffati, a guardar bene, potrebbe saltar fuori la proposta irrinunciabile, perché se è vero che i soldi non fanno la felicità, spesi bene potrebbero farla, dalle Tenute Al Bano Carrisi me lo fanno notare in modo convincente.
Le bottiglie mi arriveranno a casa insieme al CD, …felicità, è un bicchiere di vino prodotto a Cellino…
M 50&50
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Nouvelle Vague Kollektiv
gdf
Che cos'è Nouvelle Vague Kollektiv? Abbastanza semplice spiegarlo. Si tratta di un'equipe di giovani talenti della ristorazione, di sala e di cucina, provenienti da ogni parte del mondo, uniti da un progetto, dall'intenzione di promuovere periodicamente eventi originali inseriti in luoghi inusuali per la ristorazione. Questo movimento culturale nasce da un'intuizione di due giovanissimi talenti del settore, giovanissimi ma già affermati. Tutti under 25 ma con basi solide e fondamenta già profonde.
Diego Pani, dopo aver lavorato nella brigata di Joel Robuchon a Montecarlo, è stato "prelevato" personalmente da Alain Ducasse, che dapprima l'ha piazzato in uno dei suoi locali parigini e poi l'ha inserito nella brigata del Louis Xv, sempre a Montecarlo. Siccome tutto il blocco edilizio di cui fa parte il Grand Hotel de Paris è oggetto di ristrutturazione pressoché integrale, Diego si è spostato per uno stage da Lorenzo Cogo, al El Coq di Marano Vicentino, ma presto rientrerà nel Principato di Monaco. Originario di Ventimiglia, Diego appartiene ad una famiglia di ristoratori della città di frontiera, che tuttora gestisce il ristorante Marco Polo, unico indirizzo rimasto sulla Guida Michelin nell'ultima edizione uscita.
Simone Turbiani. Pure lui si muove con disinvoltura negli ambienti dell'alta ristorazione monegasca, nel dettaglio a contatto con l'esigente clientela dei ristoranti del gruppo monegasco del lusso Giraudi. Nel suo curriculum esperienze diverse, dall'hotellerie australiana alla gestione manageriale della mitica spiaggetta dei Balzi Rossi, proprio a Ventimiglia. Oggi è impiegato con il compito di maitre nel ristorante scozzese The Kitchin, una stella Michelin ad Edimburgo.
Arriva da vicino -Bordighera- anche la responsabile grafica e di Interior Designer di Nouvelle Vague. Si chiama Sarah Possamai. Da un sunto della sua già brillante carriera leggiamo che "dopo la facoltà di Interior Design presso lo IED di Milano si appassiona al mondo del tessile, diventando allieva dell'artista Diana Springall. I riconoscimenti non tardano ad arrivare con la sua esposizione "LOOM" presso il salone del mobile, a cui seguono tre edizioni consecutive di Milano Unica, per la quale realizza 68 sgabelli in ferro, ognuno personalizzato con tecniche di tessitura differenti. Lavora attualmente presso lo studio Nicola Galizia a Milano, dove si occupa di product design collaborando con la Molteni e C. ,la comunità di San Patrignano e la Dada Cucine."
Questo ed altro, work in progress, in attesa del primo evento di Nouvelle Vague Kollektiv, che si terrà proprio a Ventimiglia, di fronte al grande mercato coperto, nei locali abitualmente adibiti alla ristorazione semplificata della Trattoria dei Pani, sempre gestita dalla famiglia di Diego Pani. Papà Marco e Signora in trincea ad affrontare ogni tipo di clientela durante l'anno, mentre il prossimo 25 e anche il 26 aprile, il locale diventerà teatro della manifestazione gastronomica numero zero dell'equipe internazionale Nouvelle Vague. Serate già sold out, e quindi, dopo averne dato riscontro, resterà solo da attendere di conoscere le future date e le "location" dedicate.
L'auspicio? Che anche questa iniziativa sia utile a risvegliare i sentimenti verso l'alta gastronomia di questo lembo di terra vista mare, dove tra gli anni '90 e il nuovo millennio, Bordighera, Vallecrosia, Camporosso e Ventimiglia erano note non per altro, ma per i magnifici sei ristoranti stellati distribuiti in una dozzina di chilometri. Il 4% dell'intera nazione sparsi in un fazzoletto da naso. Oggi? Zero a zero e palla al centro.
L'auspicio? Che anche questa iniziativa sia utile a risvegliare i sentimenti verso l'alta gastronomia di questo lembo di terra vista mare, dove tra gli anni '90 e il nuovo millennio, Bordighera, Vallecrosia, Camporosso e Ventimiglia erano note non per altro, ma per i magnifici sei ristoranti stellati distribuiti in una dozzina di chilometri. Il 4% dell'intera nazione sparsi in un fazzoletto da naso. Oggi? Zero a zero e palla al centro.
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Il venerdì del DJ :Tarlant Champagne Prestige 2000
Un’ottima bevuta, da vigne di quasi 50 anni, solamente tremila bottiglie, assemblate con 90 Chardonnay e 10 Pinot Noir, niente malolattica – un must per i Tarlant - sur lattes da maggio 2001 a dicembre 2011 (mica cotiche), con dosaggio da extra-brut (5 gr./lt.).
Poco meno di sedici anni, molto ben portati, visto l’esito nel bicchiere, già in spolvero alla vista: oro affascinante e perlage sottilissimo.
Eleganza, freschezza e gran tiro nei profumi, partendo da una forte impronta di gesso, mista a crema pasticcera, pesca confit e toni agrumati – mandarino e cedro – con una bella traccia di salvia e pasta di mandorla.
Un naso didascalico, per quanto sa muoversi lungo il contrasto tra maturità e freschezza.
Gran passo anche nell’assaggio, dove ritrovo sincronie e corrispondenze esemplari.
Vino davvero vivo, di drittezza mai belluina e fine a se stessa, con l’ossatura gessosa sempre piacevolmente in risalto, ben inserita all’interno di uno schema, sì strutturato, da chardonnay maturo, ma di raffinato equilibrio, dove non viene mai meno l’eleganza.
Il finale, di persistenza significativa, rinvia alla rocciosità marina e iodata, con lievi venature mellite, di agrumi caramellati e crema di nocciola.
In beva certamente adesso ma, vista la formidabile spina acida, anche no.
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